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Il vero significato di minimalismo

Minimalismo”, oggi chiunque pensa di sapere cosa voglia dire questa parola; certe persone credono che sia uno stile di vita troppo estremo da adottare, altri pensano che i minimalisti siano tali perché poveri, altri invece sono convinti che tutte le case dei minimalisti siano asettiche, bianche e prive di personalità.

La realtà è che il minimalismo è tutt’altra cosa.

Adolf Loos, architetto funzionalista che ha operato durante la prima metà del secolo scorso, probabilmente sarebbe fiero di vedere un cubo bianco con una finestra al posto di una tipica casa di ringhiera o a una villetta a schiera come quelle che ormai popolano le nostre città e le nostre periferie: “Ornamento e Delitto” è probabilmente il suo scritto più famoso e molte persone potrebbero pensare che si possa trovare in pieno accordo con quello che si crede essere il pensiero minimalista, eppure potremmo definire Loos minimal?

Assolutamente no.

Certamente Loos è uno, se non “IL” precursore di quel movimento sviluppatosi solo dopo di lui chiamato “razionalismo” capace di influenzare tutt’ora il mondo dell’architettura, del design e non solo.

Anche lo "stile minimal" è figlio della diffusione di questo movimento nei decenni, ma la realtà è che il minimalismo nasce prima come idea che come "stile di design".

Se per quelli che vivono questo concetto da esterni è difficile capirne il vero significato, per i minimalisti è semplicemente uno “stile di vita”: volendo limitare a una definizione ciò che è il minimalismo allora è sicuramente “la consapevolezza di ciò che ci porta gioia nella vita, e l’eliminazione volontaria di tutto il resto”.

Il minimalismo diventa la base di uno "stile di vita" che non ritiene necessario ciò che ci propone la pubblicità o la società come “must-have” perché non tutto ciò che ci sembra utile lo è realmente.

E allora qual è la vera relazione tra minimalismo e design?

In realtà non ci deve essere per forza, potreste trovarvi nella casa di un minimalista senza capire che il suo proprietario lo è.

Il concetto di “minimal” non ci impone di avere un solo mobile nella stanza (come siamo abituati a pensare) o la cucina tutta bianca, anche ai minimalisti piace il colore!

Minimal è sinonimo di consapevolezza, facciamo un esempio pratico: perché tenere un tappeto in casa quando si hanno animali?

Cani e gatti perdono peli ovunque e di continuo, e i tappeti catturano magnificamente ogni tipo di sporco quindi successivamente bisognerebbe spendere del tempo per pulirlo, lavarlo, asciugarlo, e tutto questo ad un ritmo costante: una volta al giorno, due volte a settimana, quattro volte al mese…

L’’esempio del tappeto rimane un esempio, ci sono minimalisti che danno peso alla cosa, altri invece no.

La questione fondamentale è che se sommiamo le “routine” che si creano (come quella di pulire il tappeto) e che svolgiamo durante le nostre giornate, ci sorprenderemmo di quanto ci impegniamo a complicarci la vita.

Lo scopo finale di un minimalista è proprio questo; la decisione di non prendere un tappeto in questo caso non è sinonimo di pigrizia, anzi, è prendere coscienza che con il tempo speso per pulirlo si sarebbe potuto fare qualcosa di più produttivo in casa o nella propria vita.

Un altro esempio molto caro a noi Italiani: probabilmente nella casa di vostra nonna, zia, cugina, oppure nella vostra stessa casa e in tutte quelle nominate precedentemente è presente il "servizio della domenica", per altri “servizio bello delle feste” che (come dice il nome) viene utilizzato solo in rari casi: spesso utilizzato solo a Natale e/o Pasqua, ancora più spesso mai utilizzato viene dimenticato per anni e anni nella vetrina del salotto con l’unico compito di accumulare polvere.

Questo è quello che cerca di evitare un minimalista.

Per alcuni non è un problema dover pulire una volta al mese i piatti mai utilizzati, forse perché quei piatti gli sono stati regalati o tramandati e non esiste la volontà di disfarsene. Ma è anche vero che molto più spesso fare questo lavoro di pulizia viene considerato una scocciatura e una perdita di tempo; a volte si tende a rimandare di settimane o mesi, se non anni il giorno delle pulizie.

Quindi ne vale davvero la pena avere tutti quei piatti inutilizzati?

Non sarebbe meglio (e questo è il modo di pensare di un minimalista) occupare quello spazio in credenza con qualcosa di veramente utile e che cerchi di semplificarci la vita anziché complicarcela?

La vita non è già abbastanza complicata?


La maggior parte delle volte lo è perché siamo noi stessi a complicarcela.

Questo è il vero significato della parola “minimalista” e dell’interazione reale che può avere con il design.

Detto questo è chiaro che esista un vero e proprio “stile di design minimal” (oggi molto popolare), ma che ha poco a che fare con il concetto originale della parola “minimalista”: mobili bianchi asettici con ripiani in marmo su pareti neutre è considerato "minimal" perché vengono associati all’idea di eleganza dei materiali, purezza e chiarezza dei colori, essenzialità delle forme, ma anche un mobile di Ikea in truciolare nobilitato rosso può essere minimal. "Minimalismo" non è quindi qualcosa che come prima cosa è legata al design, ma è il design che attraverso il "progetto consapevole" diventa minimalista.


Spero di aver reso più chiaro il significato di questo termine che ultimamente spopola in quasi ogni settore, ma del quale pochi sanno il vero significato. Fammi sapere qui nella sezione commenti cosa ne pensi di questa mia analisi e se l’hai trovata interessante, non dimenticare di condividere l’articolo su facebook, twitter o linkedin.

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